Studio di Psicologia e Psicoterapia
Dott.ssa Maria Giuseppina Biddau
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5 Set 2024

L’importanza di Riconoscere e Nominare le Emozioni: Perché le Parole Fanno la Differenza

Emozioni

Immagina di dover dipingere un bellissimo paesaggio. Davanti a te, una tela bianca pronta per essere riempita con il tuo talento. Ma c’è un problema: hai a disposizione solo due colori, rosso e blu. Non importa quanto ti impegni, il risultato sarà limitato e monocromatico. Questo è esattamente ciò che accade quando usiamo solo pochi termini per descrivere le nostre emozioni.

Proprio come con una tavolozza di colori limitata, quando riduciamo le nostre emozioni a concetti semplici come rabbia o paura, ci perdiamo tutta la gamma di sfumature che fanno parte della nostra esperienza emotiva. Non siamo solo arrabbiati o solo tristi; possiamo essere frustrati, ansiosi, colpevoli, invidiosi o delusi, e ognuna di queste emozioni merita di essere riconosciuta e nominata per quello che è. Ampliare il nostro “vocabolario emotivo” è fondamentale per comprendere meglio noi stessi e gli altri.

Il problema del “fastidio”: Un termine passepartout

Uno dei termini più usati per descrivere ciò che proviamo è “fastidio”. “Mi dà fastidio” diventa una risposta comune, ma cosa significa veramente? Il fastidio è una sensazione di lieve irritazione, un disagio che spesso non viene esplorato ulteriormente. Ma fermarsi qui è come cercare di costruire qualcosa con un solo attrezzo: il martello.

La cassetta degli attrezzi emotiva

Quando affrontiamo le emozioni con un vocabolario limitato, è come avere una cassetta degli attrezzi con solo un martello. Se tutto ciò che conosci sono il fastidio, la rabbia o la paura, tenderai a usarli per descrivere ogni situazione, anche quando ciò che provi è molto più complesso. Ma non tutto può essere risolto con un martello! A volte serve una chiave inglese, un cacciavite o una pinza. Ogni emozione ha un ruolo specifico e ha bisogno di essere riconosciuta nel suo contesto per essere gestita al meglio.

Rabbia e paura: Emblemi di emozioni nascoste

Molte persone tendono a nascondere emozioni più profonde e complesse sotto le due grandi ombrelli di rabbia e paura. Ma cosa si cela veramente dietro queste emozioni primarie? Spesso, sotto la rabbia, si nascondono sentimenti di vergogna, invidia o senso di colpa. La paura, invece, può mascherare insicurezze, frustrazione o ansia.

Non riconoscere queste emozioni ci impedisce di affrontarle realmente. È come continuare a dipingere un quadro con due soli colori, senza mai raggiungere la vera bellezza e complessità del paesaggio che abbiamo davanti.

Come ampliare il vocabolario emotivo

Riconoscere le emozioni richiede pratica e consapevolezza. Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a sviluppare un vocabolario emotivo più ricco:

  1. Ascolta il tuo corpo: Spesso il nostro corpo è il primo a reagire alle emozioni. Se ti senti “a disagio”, cerca di capire dove lo senti nel corpo. La tensione può essere un segnale di rabbia, l’accelerazione del battito cardiaco potrebbe indicare ansia.
  2. Vai oltre le etichette: Se tendi a usare spesso parole generiche come “fastidio”, “rabbia” o “stress”, fermati un attimo. Cosa stai veramente provando? Sei frustrato, deluso, impaurito o invidioso?
  3. Usa la ruota delle emozioni: Strumenti come la ruota delle emozioni possono aiutarti a esplorare le sfumature delle tue sensazioni e a trovare le parole giuste per descriverle.
  4. Esplora il contesto: Le emozioni non nascono dal nulla. Spesso sono reazioni a eventi o pensieri. Cerca di collegare ciò che provi a quello che sta accadendo intorno a te.

Perché nominare le emozioni fa la differenza

Dare un nome preciso alle emozioni che proviamo ci aiuta a prendere il controllo di esse. Quando le emozioni restano vaghe e indefinite, tendono a sopraffarci e a controllare le nostre reazioni. Al contrario, quando possiamo identificarle e nominarle, ci sentiamo più in grado di gestirle.

È un po’ come avere una tavolozza completa di colori a disposizione: possiamo scegliere come dipingere il nostro paesaggio emotivo, aggiungendo profondità, sfumature e dettagli che prima sembravano fuori dalla nostra portata. Oppure, con una cassetta degli attrezzi completa, possiamo trovare l’attrezzo giusto per affrontare ogni situazione emotiva, invece di battere tutto con il nostro martello di rabbia o paura.

Conclusione

Riconoscere e nominare le emozioni è un’abilità che richiede pratica, ma è essenziale per il nostro benessere psicologico. Ampliare il nostro vocabolario emotivo ci permette di vivere con maggiore consapevolezza e profondità, evitando di semplificare eccessivamente le nostre esperienze interne. La prossima volta che provi una forte emozione, chiediti: “Sto usando tutti i colori a mia disposizione o mi sto limitando a pochi strumenti?”

E ricorda: il fastidio, la rabbia e la paura sono solo una piccola parte della vasta gamma emotiva che possiamo esplorare e comprendere.

 

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: #BenessereMentale, #BenesserePsicologico, #ComprendereLeEmozioni, #ConsapevolezzaEmotiva, #ConsigliPsicologici, #GestioneDelloStress, #IntelligenzaEmotiva, #RabbiaEPaura, #RegolazioneEmozioni, #RiconoscereLeEmozioni, #RuotaDelleEmozioni, #VocabolarioEmotivo, CrescitaPersonale, emozioni, mindfulness, psicologia, psicoterapia, SaluteMentale, stress

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4 Set 2024

Misurare il Dolore e la Difficoltà: Perché in Terapia Ti Chiedo di Dare un Voto da 0 a 10

 

 

Psicoterapia EMDR

Quando vieni in terapia, una delle prime cose che ti chiedo è di valutare da 0 a 10 quanto è fastidioso un certo dolore, un’emozione o una difficoltà che stai vivendo. Magari ti sarai chiesto il perché di questa domanda o avrai notato il metro appeso alla parete del mio studio e ti sei domandato se serva davvero per misurare qualcosa di concreto… Forse, come una mia paziente spiritosa, avrai pensato che fosse lì per misurare l’Urlo di Munch o i Puffi!

In realtà, la richiesta di dare un “voto” da 0 a 10 a quello che provi è uno strumento fondamentale in psicoterapia. Non serve solo per curiosità o per fare una sorta di “classifica” delle tue emozioni. Ha uno scopo molto più profondo.

 

Perché Misuriamo il Dolore e la Difficoltà?

Immagina di avere un mal di testa. Senza dirlo a nessuno, chi ti sta vicino potrebbe pensare che sia solo un piccolo fastidio. Ma se tu dici: “Da 0 a 10, questo mal di testa è un 8”, allora la tua esperienza viene presa sul serio. In terapia, misurare il dolore o la difficoltà con una scala da 0 a 10 mi permette di capire meglio quanto quell’esperienza sia intensa per te e quanto impatto abbia sulla tua vita quotidiana.

Questo metodo di misurazione non è solo utile per me, come terapeuta, ma anche per te. Ti aiuta a riflettere su come stai davvero e a prendere coscienza dei cambiamenti nel tempo. Ad esempio, se all’inizio della terapia valuti la tua ansia come un 9 e dopo alcune sedute la valuti come un 5, possiamo insieme vedere che c’è stato un progresso e capire cosa ha funzionato.

Il Continuum: Non Tutto o Niente

Un altro concetto importante che sta dietro a questa misurazione è quello del continuum. Nella vita, molte cose non sono solo bianche o nere, ma esistono in una scala di grigi. Lo stesso vale per il dolore e le difficoltà psicologiche. L’ansia, la tristezza, la rabbia, la fatica… non sono mai solo presenti o assenti, ma possono variare di intensità.

Pensare in termini di continuum ci aiuta a capire che la nostra esperienza emotiva è dinamica, non statica. Può migliorare o peggiorare, a seconda di vari fattori. Questo significa che possiamo lavorare insieme per ridurre l’intensità delle difficoltà che stai affrontando, cercando di spostare quel “voto” da un numero alto a uno più basso nel tempo. E poi: “Se non si può misurare qualcosa non si può neanche migliorarla.” ma anche “Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non è”.

Un Metro per Misurare l’Urlo e i Puffi? O Qualcosa di Più?

E il metro appeso alla parete?

No, non è per misurare L’Urlo, ma è lì come simbolo di questo processo di misurazione. Ogni volta che lo vedi, può ricordarti che il tuo dolore e le tue difficoltà sono importanti, che meritano attenzione e che possono essere misurati, compresi e gestiti.

Misurare non significa ridurre la complessità delle tue esperienze a un semplice numero, ma piuttosto dare un punto di partenza per il nostro lavoro insieme. È un modo per rendere visibile qualcosa di invisibile, per dare forma e consistenza a quello che senti.

Quindi, la prossima volta che ti chiederò “Da 0 a 10, quanto è fastidioso/doloroso?”, saprai che dietro quella domanda c’è la volontà di comprendere profondamente la tua esperienza e di accompagnarti nel tuo percorso di crescita e miglioramento.

E se pensi ancora ai Puffi, sappi che in terapia, anche l’umorismo ha un suo valore terapeutico: ci aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a trovare la leggerezza anche nei momenti difficili.

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: ansia, AutoAiuto, BenessereEmotivo, cambiamento, CrescitaPersonale, mindfulness, psicologia, SaluteMentale, SalutePsicologica, Terapia, UmorismoInTerapia, VivereMeglio

ormoni della felicità

3 Set 2024

La Neurobiologia della Felicità: I Neurotrasmettitori del Benessere

Ciao e benvenuto sul mio blog!

Voglio parlarti di un argomento che ci tocca tutti da vicino:

la felicità.

Ti sei mai chiesto cosa succede nel cervello quando ci sentiamo felici?

Bene, preparati a fare un viaggio dentro la tua mente, esplorando i “neurotrasmettitori della felicità” – quelle meravigliose sostanze chimiche che il nostro cervello produce e che ci fanno sentire bene.

Dopamina: Il Chimico della Ricompensa

Immagina la dopamina come quella sensazione di soddisfazione che provi quando, riesci a risolvere un problema difficile al lavoro o a casa.

Sai quella sensazione di “ce l’ho fatta”? Ecco, quella è la dopamina che entra in gioco, facendoti sentire motivato e soddisfatto. Non solo ci fa sentire bene, ma ci sprona anche a continuare a cercare altre esperienze positive e gratificanti nella vita. È come un applauso interiore che ci dice: “Bravo, hai fatto bene!”

C’è un trucco: la dopamina non si attiva solo quando otteniamo qualcosa, ma anche durante l’attesa! Quando pianifichi una vacanza o aspetti con ansia il weekend, il tuo cervello già rilascia dopamina, preparando il terreno per il piacere che proverai.

Ossitocina: L’Ormone dell’Amore

Ora, passiamo a qualcosa di ancora più tenero: l’ossitocina, spesso chiamata “l’ormone dell’amore”. Questo neurotrasmettitore è il collante delle relazioni sociali, quello che ci fa sentire connessi agli altri. Quando abbracciamo qualcuno, parliamo con un amico o accarezziamo il nostro gatto o il nostro cane, il nostro cervello rilascia ossitocina, facendoci sentire più vicini e in sintonia con il mondo.

L’ossitocina è come una calda coperta emotiva che ci avvolge, riducendo lo stress e promuovendo la fiducia negli altri. È per questo che ci sentiamo così bene quando siamo circondati da persone che amiamo o quando facciamo qualcosa di gentile per gli altri. È il neurotrasmettitore che rende l’affetto e l’empatia tangibili, trasformando le nostre interazioni in momenti di autentica connessione.

Endorfine: I Killer Naturali del Dolore

Le endorfine sono i piccoli guerrieri del nostro cervello che combattono il dolore e ci donano un senso di euforia. Sai quella sensazione che provi dopo una bella risata o dopo aver corso? Quelle sono le endorfine al lavoro! Pensale come dei minuscoli antidolorifici naturali che il tuo corpo produce quando è sotto sforzo, per alleviare il dolore e farci sentire meglio.

Un esempio comune è il “runner’s high”, quella sensazione di leggerezza ed euforia che alcune persone provano dopo aver fatto una lunga corsa. Ma non preoccuparti, non devi diventare un maratoneta per godere dei benefici delle endorfine! Anche attività come ballare, ridere o ascoltare la tua musica preferita possono stimolare il rilascio di queste sostanze meravigliose.

Serotonina: Il Regolatore dell’Umore

E infine, parliamo della serotonina. Il neurotrasmettitore che mantiene il nostro umore stabile ed in equilibrio. È un po’ come il direttore d’orchestra del nostro benessere emotivo, che assicura che tutti i “musicisti” del nostro cervello suonino in armonia.

La serotonina è particolarmente influenzata dalla luce solare, dalla dieta e dall’attività fisica. Per esempio, una passeggiata al sole può fare miracoli per il tuo umore grazie alla produzione di serotonina. È come una piccola dose di felicità gratuita che puoi ottenere semplicemente uscendo all’aria aperta.

Inoltre, la serotonina ha un ruolo importante anche nel sonno e nell’appetito, regolando questi aspetti fondamentali del nostro benessere quotidiano. Quindi, se ti senti un po’ giù, prova a passare del tempo nella natura o a goderti un pasto nutriente: potresti notare una bella differenza nel tuo stato d’animo.

Conclusioni

La felicità è un’emozione complessa, ma il nostro cervello ha tutto il necessario per farci sentire bene.

Questi neurotrasmettitori: dopamina, ossitocina, endorfine e serotonina, lavorano insieme per creare quella sensazione di benessere che tutti noi desideriamo.

E la parte migliore? Molte delle cose che stimolano questi “chimici della felicità” sono semplici, accessibili e alla portata di tutti: un abbraccio, una risata, una passeggiata al sole.

Quindi, la prossima volta che ti senti giù, ricorda che puoi fare qualcosa per aiutare il tuo cervello a produrre un po’ di felicità in più. E se a volte sembra difficile, sappi che non sei solo. C’è sempre qualcosa che possiamo fare, anche se piccolo, per sentirci un po’ meglio.

Sorridi, prenditi cura di te stesso e ricorda che la felicità è anche una questione di chimica!

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog

Studio di psicologia e psicoterapia - Cagliari, Via Milano 64

24 Feb 2021

Agende: Cagliari e Sassari

 

Le agende di prenotazione per le nuove psicoterapie in entrambi gli studi: Sassari e Cagliari sono momentaneamente chiuse, sino a fine giugno 2021. In modo da seguire al meglio le persone che sono in terapia, in questo momento.

Le terapie online sono definitivamente chiuse. Le terapie iniziate online proseguiranno in modalità telematica. 
Gli ex pazienti di Cagliari e Sassari che vogliono riprendere la terapia possono contattare il 3485132139. In quel caso le agende sono aperte.

Vi chiedo, cortesemente, di telefonare e non utilizzare alcun tipo di messaggistica SMS, whatsapp, skype. È gradita la telefonata o una breve mail con nome, cognome, numero ti telefono ed una breve e sintetica richiesta a segreteria@psicosassari.it o usando il form di prenotazione presente nel sito
Vi ricontatterò nel più breve tempo possibile, solitamente entro 24 ore lavorative.
Buon proseguimento

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog

Agenda Psicologa 2021 Cagliari

25 Gen 2021

********AVVISO********

 L’agenda di prenotazione per le nuove psicoterapie nello studio di Sassari e per quelle online è temporaneamente chiusa, sino a fine aprile 2022.
Mentre per gli ex pazienti di Sassari che hanno concluso una terapia gli anni precedenti e per coloro che vogliono iniziare una terapia a Cagliari l’agenda di prenotazione è aperta. Per prendere un appuntamento o per informazioni il numero da contattare è 3485132139. Vi chiedo cortesemente di non inviare SMS. E’ gradita la telefonata, o una breve mail con nome, cognome, numero di telefono ed una breve e sintetica richiesta a segreteria@psicosassari.it
Vi ricontatterò nel più breve tempo possibile, solitamente entro 24 ore. Buon proseguimento
By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog

Stickman e le ruminazioni

27 Lug 2020

Stickman e le ruminazioni 1

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: Buddha, crescita personale, depressione, Maria Giuseppina Biddau psicologo Cagliari, pensieri, pensieri disturbanti, pensieri negativi, psicologo Cagliari, ruminazioni, zavorra mentale

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28 Giu 2020

Respiro

Ti consiglio prima di praticare l’esercizio di leggere sino alla fine

Se vuoi solo provare sdraiati  in posizione supina. Metti una mano sopra l’addome e l’altra sul torace. Se fai bene la pratica, durante l’inspirazione la mano sul torace si muove poco o niente e la mano sull’addome viene spinta su. Immagina il diaframma come un palloncino, o meglio come un paracadute. Chiudi gli occhi. Inspira: 1234, riempi tutti i polmoni, trattieni 1234, espira lungamente 12345678. Durante la pratica i muscoli del collo, delle spalle e del torace devono essere rilassati. E’ possibile che ad ogni espirazione si rilassino sempre di più.

Se vuoi praticare durante tutto l’arco della giornata, non serve che tu stia sdraiata per respirare, puoi usare questa respirazione anche quando sbagli la fila al supermercato. A me capita spesso, tutte le casse con carrelli carichi di spesa, cassa vuota con una signora che però ha i buoni pasto, ovviamente scelgo quella… E allora lì, che faccio? Respiro. Aspettare tre minuti in più non mi cambia la giornata, mi permette di ossigenare il cervello. Piedi ben piantati a terra, gambe leggermente divaricate, tanto quanto il bacino. Addome, torace, spalle e collo rilassati: inspiro 1234, blocco 1234, espiro lungamente in modo da svuotare i polmoni 12345678. Sette/dieci respiri, non di più. Osserva il tuo respiro durante l’arco della giornata e quando ti rendi conto che stai respirando solo col torace, fai anche solo 10 respiri.

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: annoiarsi, mindfulness, ossigena il cervello, Respirare, respirazione diafframmatica, respirazione in tre tempi, supermercato

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28 Giu 2020

Io e la fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome dolorosa e cronica, caratterizzata da sintomi diversi tra loro: dolore muscolo-scheletrico, emicranie, disturbi del sonno e della concentrazione, affaticabilità, disturbi d’ansia e depressivi. L’eziologia è sconosciuta, colpisce prevalentemente le donne, tuttavia non ne sono esenti uomini, bambini e adolescenti.

Nella mia esperienza clinica, le pazienti, arrivano in studio dopo un lungo e faticoso iter caratterizzato da numerose visite mediche, passano da uno specialista all’altro. Sono spesso deluse e arrabbiate per essere considerate malate immaginarie. Loro stesse alcune volte mettono in dubbio la presenza del dolore. Finalmente dopo mesi o anni in cui non trovano pace approdano dal reumatologo, medico che si occupa della sindrome fibromialgica.

A parte queste informazioni che sicuramente conoscerai meglio di me, ti sarà capitato, ciò che segue: 

Normalissima giornata con un bel sole che invoglia ad uscire. Come tutti i fine settimana ci si incontra con gli amici di sempre. Tutto pronto e tu da appena apri gli occhi hai quel fastidio che ti fa presagire che la giornata si metterà male. Ti alzi ed il primo fastidio percepito mentre avevi la testa poggiata sul cuscino inizia a migrare per tutto il corpo.

Le persone che ruotano attorno a te iniziano con i soliti rituali. Tu stessa metti su i tuoi soliti rituali. Passi da far finta di non avere niente. Ma intanto sei nervosa per questa scimmia che non ti vuole abbandonare. Descrivi minuziosamente tutto ciò che senti, nella speranza di non sentirti pazza. Arriva il sentimento di colpa o di vergogna che spesso è tuo, altre volte lo inocula chi vive con te, costretto dalla prigionia della fibromialgia. Ecco che il quadro si complica.

Sono stanca di non essere capita. Sono stanca di iniziare una cura o la dieta, o prendere integratori sempre con entusiamo. La seguo pedissequamente e poi puntualmente ne vengo delusa. Sono stanca di non poter uscire come gli altri. Voglio una vita normale. Sono stanca, stanca. STANCA.

Tutto vero…ma a che mi serve andare da uno psicoterapeuta, se tu stessa poco fa hai scritto che della fibromialgia se ne occupa il reumatologo? Mi ipnotizzi, fai una magia? Mi fai passare il dolore? No, e questo deve essere chiaro, sin da subito. Può capitare che alcuni sintomi migliorino, ma questa è una azione sinergica di varie componenti. L’obiettivo non è la scomparsa dei sintomi, ma la gestione delle emozioni che ruotano attorno ai sintomi e di una qualità della vita familiare, sociale e lavorativa accettabile. La psicoterapia ti può aiutare a gestire: rabbia di non comprendere ed essere compresa, paura di fare lunghi viaggi, senso di colpa, vergogna, invidia, ti aiuta a gestire le ruminazioni ed i rimuginii. L’intervento psicoeducativo è fondamentale, per comprendere la malattia ed il suo funzionamento e restituire identità e dignità a te che soffri di una sindrome con cui dovrai fare i conti per tutta la vita.

Pernacchia al dolore

La letteratura scientifica più recente suggerisce per la fibromialgia interventi mindfulness-based. La mindfulness favorisce un atteggiamento di accettazione attiva, Si investono energie e risorse verso ciò che è meglio per noi. Ricordati che accettazione non significa rassegnazione. Con la rassegnazione rinunci a trovare soluzioni che ti facciano stare bene, lasci che siano gli altri a trovarle per te e a etichettarti come petulante, malata immaginaria, pazza, isterica. Entrata nel meccanismo dell’accettazione diventi cosciente che il dolore che provi è reale, anche se nessuno strumento lo può misurare e osservare. E’ reale, tu lo provi. A dispetto di chi ti dice, ma come fai a non sopportarlo! E’ un semplice mal di testa…Io… L’accettazione ti permette anche di vedere quanto il dolore sia un limite che ti impedisce di fare alcune attività e puoi scegliere se attuare alcuni cambiamenti nella tua vita.

A questo punto del mio breve monologo clicca qui, puoi provare a fare una brevissima pratica di mindfulness

Bibliografia

Ciro Conversano, Laura Marchi – Vivere con la fibromialgia. Strategie psicologiche per affrontare il dolore cronico, Erickson

Maria Puliatti – La gestione psicofisiologica del dolore cronico. Regolare il sistema nervoso con la «mindfulness» e le risorse somatiche – Alpes Italia

Julie M Gentile – Terapia mentale ed emotiva per la fibromialgia. Come gli psicologi trattano la fibromialgia https://www.practicalpainmanagement.com/patient/conditions/fibromyalgia/mental-emotional-therapy-fibromyalgia

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: dolore cronico, emozioni, fibromialgia, gestione emozioni, mindfulness, psicologia e fibromialgia, psicoterapia Cagliari, reumatologo

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1 Mag 2020

Differenze tra fame nervosa e fame

 

Sicura che quella che provi durante la giornata sia effettivamente fame? Riconosci quando stai mangiando per fame e quando invece per fame nervosa? Verificalo con questo articolo. Prima di iniziare, qualche breve considerazione.

Il cibo viene spesso usato per calmare e rilassare la mente. Durante la nostra vita, bambini, adolescenti, adulti, uomini e donne, ciascuno di noi ha provato la fame nervosa, ormoni, prima, durante o dopo un evento importante, nuovo, ansiogeno. Presente! Io sono quella delle M&M.

Tuttavia se ti ritrovi giornalmente a ricorrere al cibo per confortarti o per smorzare la tensione e non riesci a smettere, questo è un problema, che è possibile si verifichi anche in altre aree. La maggior parte dei disturbi legati al cibo sono provocati dalla ricerca di autoconforto.

Andiamo per gradi…Nei prossimi giorni prova ad osservarti in modo da diventare cosciente se è fame fame o fame nervosa. Già questo potrebbe farti desistere dall’avventarti su patatine e cioccolato.

Cominciamo!

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E NON

Susan Albers, 50 modi per vincere la fame nervosa, Gruppo Editoriale Macro

Stephan Guyenet, Il cervello affamato, Newton Compton Editori

Sonja T.P.Spoor, Marrie H.J.Bekker, TatjanaVan Strien, Guus L.van Heck, Relations between negative affect, coping, and emotional eat

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0195666306006337?via%3Dihub

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: anoressia, ansia, beange eating, bulimia, DCA, disturbo del comportamento alimentare, fame, fame da stress, fame nervosa, fame per noia, gioia, mangiare troppo, non riuscire a smettere, stress, tristezza

grimilde

30 Apr 2020

Grazie Grimilde per tutto ciò che hai fatto per me

Stamattina avrei voluto postare un’altro articolo, tuttavia… giro la pagina del calendario e si staglia davanti agli occhi e alla mente questa frase meravigliosa…

 

I calci nel cuore da parte di persone che dichiarano di amarci, è un tema che mi sta particolarmente a cuore professionalmente e personalmente.

Prendi Biancaneve poveretta. Lei nasce e la madre buona muore. A sette anni arriva a casa sua, Grimilde gelosa, qualche problemuccio col suo prolungamento narcisistico onnipotente, lo deve sicuramente avere avuto. La bullizza impietosamente, la critica, mina giornalmente la sua autostima, è costantemente di malumore, sottilmente colpevolizza la povera Biancaneve, usa l’arma del silenzio per farla capitolare.

Già me la sento, mentre si passa la crema antirughe sul collo. Non sei in grado neanche di tagliare il pane. Ti sta venendo il c… grosso. Non dimagrirai mai. Faccio gli auguri a tua cognata per la festa della mamma. Tu non sei in grado neanche di farmi diventare nonna. Sei sempre in ritardo come tua zia e tuo padre che non hanno concluso niente nella vita (un colpo e tre cadaveri). Bevo perché mi fai innervosire. Ho la gastrite per colpa tua. L’ho raccontato a tua madrina. Sai cosa ha commentato? Rimarrai sola. Continuando così non ti laureerai mai. Sono inciampata perché mi hai fatto arrabbiare

Le tattiche strategiche sono infinite e possono essere personalizzabili e intercambiabili a seconda delle situazioni.

Tuttavia, Grimilde commette il terribile errore di voler togliere a Biancaneve qualcosa di importantissimo.

Oh! Finalmente, crea uno stato di bisogno. Biancaneve desidera, desidera qualcosa. Dentro quella casa non si può cantare, giocare e raccontare senza essere criticati o aggrediti. Non si può fare una torta. Se la fai e viene bene, sporchi la cucina, perdi tempo. Se la fai e viene male, non sei buona a niente, sprechi tempo e soldi. Insomma non vai mai bene.

Grimilde la caccia, la vuole immobile come se fosse morta.

Povera Biancaneve si sente sola, con il chiacchiericcio dei vicini, gli sguardi di parenti famelici di rivalsa. Finalmente semi libera, poco poco cosciente che quella situazione non le piace, si rimbocca le maniche e va a servizio dai sette nani. Una Principessa che va a servizio…

Grimilde per esistere ha bisogno di Biancaneve e allora tenta il tutto per tutto.

Si trasforma in una dolce e gentile vecchietta carica di sentimenti di invidia, vendetta, odio. E’ irrazionale, manipolativa, seduttiva. Vuole Biancaneve tutta per sè. Ha bisogno di quella miserella per poterla cannibalizzare della sua fresca energia. Se Biancaneve pascola dentro casa, impasticcata di ansiolitici, Grimilde può lavarle i vestiti sentirsi giovane e nello stesso tempo incolparla che non fa niente e non sa fare niente.

Inganna Biancaneve per ben tre volte: le stringe il corsetto con un nastro e le pettina i capelli con un pettine avvelenato. La terza è apparentemente fatale. Le fa talmente tanto male che Biancaneve muore.

Mmmmh, mah…I conti non tornano. E’ morta, ma il corpo non imputridisce.

Non tutto è perduto. Negli anni in cui sta dentro la teca costruita dai nani, sviluppa saggezza, diventa consapevole, e impara ad amarsi. Nel suo cuore arriva Azzurro, in grado di sconfiggere il più malefico dei malefìci il sentimento di bassa autoefficacia. Si laurea, cerca e trova lavoro, si compra un castello, degno di una Principessa. E vissero tutti felici e contenti

Ecco…Se Grimilde non avesse creato con il suo comportamento una brutta frattura Biancaneve non avrebbe scoperto che ci sono altri tipi di relazioni, altri modi di vivere in famiglia.

Non ci sarebbe stato un lieto fine.

Grazie Grimilde e grazie a tutte le Grandi Madri che ho incontrato nella vita. Grazie di cuore, senza di voi come dico spesso non sarei riuscita a farmi muscoli e carattere per salire i livelli del grande videogioco che è la vita

Riferimenti bibliografici e non

Erich Neumann, La Grande Madre, Casa Editrice Astrolabio

Erich Neumann, La psicologia del femminile, (Il flauto magico), Casa Editrice Astrolabio

Fratelli Grimm, Fiabe, Fabbri Editore

Annamaria De Pace, Calci nel cuore, Sperling & Krupfer Editori

Bruno Bettelelheim, Il mondo incantato, Saggi Universale Economia Feltrinelli

Film Biancaneve (2012) di Tarsem Singh

 

By: Maria Giuseppina Biddau Category: Blog Tags: ansiolitici, beange eating, Biancaneve, blocco negli studi, bullismo familiare, calci nel cuore, cambiamento, change, crescita personale, depressione, e vissero tutti felici e contenti, genitori, grazie, Grimilde, invidia, mamme e figlie, manipolazioone, mobbing familiare, narcisismo, zona confort
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