28 Giu 2020
Io e la fibromialgia
La fibromialgia è una sindrome dolorosa e cronica, caratterizzata da sintomi diversi tra loro: dolore muscolo-scheletrico, emicranie, disturbi del sonno e della concentrazione, affaticabilità, disturbi d’ansia e depressivi. L’eziologia è sconosciuta, colpisce prevalentemente le donne, tuttavia non ne sono esenti uomini, bambini e adolescenti.
Nella mia esperienza clinica, le pazienti, arrivano in studio dopo un lungo e faticoso iter caratterizzato da numerose visite mediche, passano da uno specialista all’altro. Sono spesso deluse e arrabbiate per essere considerate malate immaginarie. Loro stesse alcune volte mettono in dubbio la presenza del dolore. Finalmente dopo mesi o anni in cui non trovano pace approdano dal reumatologo, medico che si occupa della sindrome fibromialgica.
A parte queste informazioni che sicuramente conoscerai meglio di me, ti sarà capitato, ciò che segue:
Normalissima giornata con un bel sole che invoglia ad uscire. Come tutti i fine settimana ci si incontra con gli amici di sempre. Tutto pronto e tu da appena apri gli occhi hai quel fastidio che ti fa presagire che la giornata si metterà male. Ti alzi ed il primo fastidio percepito mentre avevi la testa poggiata sul cuscino inizia a migrare per tutto il corpo.
Le persone che ruotano attorno a te iniziano con i soliti rituali. Tu stessa metti su i tuoi soliti rituali. Passi da far finta di non avere niente. Ma intanto sei nervosa per questa scimmia che non ti vuole abbandonare. Descrivi minuziosamente tutto ciò che senti, nella speranza di non sentirti pazza. Arriva il sentimento di colpa o di vergogna che spesso è tuo, altre volte lo inocula chi vive con te, costretto dalla prigionia della fibromialgia. Ecco che il quadro si complica.
Sono stanca di non essere capita. Sono stanca di iniziare una cura o la dieta, o prendere integratori sempre con entusiamo. La seguo pedissequamente e poi puntualmente ne vengo delusa. Sono stanca di non poter uscire come gli altri. Voglio una vita normale. Sono stanca, stanca. STANCA.
Tutto vero…ma a che mi serve andare da uno psicoterapeuta, se tu stessa poco fa hai scritto che della fibromialgia se ne occupa il reumatologo? Mi ipnotizzi, fai una magia? Mi fai passare il dolore? No, e questo deve essere chiaro, sin da subito. Può capitare che alcuni sintomi migliorino, ma questa è una azione sinergica di varie componenti. L’obiettivo non è la scomparsa dei sintomi, ma la gestione delle emozioni che ruotano attorno ai sintomi e di una qualità della vita familiare, sociale e lavorativa accettabile. La psicoterapia ti può aiutare a gestire: rabbia di non comprendere ed essere compresa, paura di fare lunghi viaggi, senso di colpa, vergogna, invidia, ti aiuta a gestire le ruminazioni ed i rimuginii. L’intervento psicoeducativo è fondamentale, per comprendere la malattia ed il suo funzionamento e restituire identità e dignità a te che soffri di una sindrome con cui dovrai fare i conti per tutta la vita.
La letteratura scientifica più recente suggerisce per la fibromialgia interventi mindfulness-based. La mindfulness favorisce un atteggiamento di accettazione attiva, Si investono energie e risorse verso ciò che è meglio per noi. Ricordati che accettazione non significa rassegnazione. Con la rassegnazione rinunci a trovare soluzioni che ti facciano stare bene, lasci che siano gli altri a trovarle per te e a etichettarti come petulante, malata immaginaria, pazza, isterica. Entrata nel meccanismo dell’accettazione diventi cosciente che il dolore che provi è reale, anche se nessuno strumento lo può misurare e osservare. E’ reale, tu lo provi. A dispetto di chi ti dice, ma come fai a non sopportarlo! E’ un semplice mal di testa…Io… L’accettazione ti permette anche di vedere quanto il dolore sia un limite che ti impedisce di fare alcune attività e puoi scegliere se attuare alcuni cambiamenti nella tua vita.
A questo punto del mio breve monologo clicca qui, puoi provare a fare una brevissima pratica di mindfulness
Bibliografia
Ciro Conversano, Laura Marchi – Vivere con la fibromialgia. Strategie psicologiche per affrontare il dolore cronico, Erickson
Maria Puliatti – La gestione psicofisiologica del dolore cronico. Regolare il sistema nervoso con la «mindfulness» e le risorse somatiche – Alpes Italia
Julie M Gentile – Terapia mentale ed emotiva per la fibromialgia. Come gli psicologi trattano la fibromialgia https://www.practicalpainmanagement.com/patient/conditions/fibromyalgia/mental-emotional-therapy-fibromyalgia
5 Set 2024
L’importanza di Riconoscere e Nominare le Emozioni: Perché le Parole Fanno la Differenza
Immagina di dover dipingere un bellissimo paesaggio. Davanti a te, una tela bianca pronta per essere riempita con il tuo talento. Ma c’è un problema: hai a disposizione solo due colori, rosso e blu. Non importa quanto ti impegni, il risultato sarà limitato e monocromatico. Questo è esattamente ciò che accade quando usiamo solo pochi termini per descrivere le nostre emozioni.
Proprio come con una tavolozza di colori limitata, quando riduciamo le nostre emozioni a concetti semplici come rabbia o paura, ci perdiamo tutta la gamma di sfumature che fanno parte della nostra esperienza emotiva. Non siamo solo arrabbiati o solo tristi; possiamo essere frustrati, ansiosi, colpevoli, invidiosi o delusi, e ognuna di queste emozioni merita di essere riconosciuta e nominata per quello che è. Ampliare il nostro “vocabolario emotivo” è fondamentale per comprendere meglio noi stessi e gli altri.
Il problema del “fastidio”: Un termine passepartout
Uno dei termini più usati per descrivere ciò che proviamo è “fastidio”. “Mi dà fastidio” diventa una risposta comune, ma cosa significa veramente? Il fastidio è una sensazione di lieve irritazione, un disagio che spesso non viene esplorato ulteriormente. Ma fermarsi qui è come cercare di costruire qualcosa con un solo attrezzo: il martello.
La cassetta degli attrezzi emotiva
Quando affrontiamo le emozioni con un vocabolario limitato, è come avere una cassetta degli attrezzi con solo un martello. Se tutto ciò che conosci sono il fastidio, la rabbia o la paura, tenderai a usarli per descrivere ogni situazione, anche quando ciò che provi è molto più complesso. Ma non tutto può essere risolto con un martello! A volte serve una chiave inglese, un cacciavite o una pinza. Ogni emozione ha un ruolo specifico e ha bisogno di essere riconosciuta nel suo contesto per essere gestita al meglio.
Rabbia e paura: Emblemi di emozioni nascoste
Molte persone tendono a nascondere emozioni più profonde e complesse sotto le due grandi ombrelli di rabbia e paura. Ma cosa si cela veramente dietro queste emozioni primarie? Spesso, sotto la rabbia, si nascondono sentimenti di vergogna, invidia o senso di colpa. La paura, invece, può mascherare insicurezze, frustrazione o ansia.
Non riconoscere queste emozioni ci impedisce di affrontarle realmente. È come continuare a dipingere un quadro con due soli colori, senza mai raggiungere la vera bellezza e complessità del paesaggio che abbiamo davanti.
Come ampliare il vocabolario emotivo
Riconoscere le emozioni richiede pratica e consapevolezza. Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a sviluppare un vocabolario emotivo più ricco:
Perché nominare le emozioni fa la differenza
Dare un nome preciso alle emozioni che proviamo ci aiuta a prendere il controllo di esse. Quando le emozioni restano vaghe e indefinite, tendono a sopraffarci e a controllare le nostre reazioni. Al contrario, quando possiamo identificarle e nominarle, ci sentiamo più in grado di gestirle.
È un po’ come avere una tavolozza completa di colori a disposizione: possiamo scegliere come dipingere il nostro paesaggio emotivo, aggiungendo profondità, sfumature e dettagli che prima sembravano fuori dalla nostra portata. Oppure, con una cassetta degli attrezzi completa, possiamo trovare l’attrezzo giusto per affrontare ogni situazione emotiva, invece di battere tutto con il nostro martello di rabbia o paura.
Conclusione
Riconoscere e nominare le emozioni è un’abilità che richiede pratica, ma è essenziale per il nostro benessere psicologico. Ampliare il nostro vocabolario emotivo ci permette di vivere con maggiore consapevolezza e profondità, evitando di semplificare eccessivamente le nostre esperienze interne. La prossima volta che provi una forte emozione, chiediti: “Sto usando tutti i colori a mia disposizione o mi sto limitando a pochi strumenti?”
E ricorda: il fastidio, la rabbia e la paura sono solo una piccola parte della vasta gamma emotiva che possiamo esplorare e comprendere.